Per molto tempo le emozioni furono praticamente ignorate nel contesto lavorativo, in quanto la qualità del posto di lavoro si valutava attraverso processi strutturati e obiettivi specifici; tuttavia, da molti anni la preparazione accademica e tecnica non viene considerata come un fattore cruciale per adempiere a un posto di lavoro.
Attualmente, oltre ai requisiti accademici, si fa riferimento ad altri aspetti emotivi determinanti affinchè una persona risulti idonea per l’ente lavorativo. Per esempio, vengono considerati fattori conformi allo stile dell’azienda: una persona timida, con poche abilità sociali non si adatterebbe in maniera idonea a un’azienda che richiede doti dinamiche.
La concezione tradizionale, che prevede di lavorare in uno stesso posto per tutta la vita, è ormai superata. Nelle nuove generazioni è sempre più presente il senso di condivisione, creazione, collaborazione; gli individui si identificano in nel senso di integrità e onestà e dedicano la propria vita alla ricerca di qualcosa che li appassioni, indipendentemente dall’età. Alcuni chiamano questa generazione come la Generazione C, la quale non si vede in uno stesso posto di lavoro a lungo termine.
Questi cambiamenti si ripercuotono nella condotta delle imprese in quanto, oggigiorno, queste tendono a considerare in maniera sempre maggiore la soddisfazione degli impiegati. Per valutare il livello di soddifazione si utilizzano diversi mezzi come per esempio i sondaggi, attività di gruppo, convivenza, attività di rinforzo…
La tendenza a cercare di rafforzare l’intelligenza emotiva in tutti i posti di lavoro è senza dubbio una tendenza attuale. Infatti, molti dipartimenti di HR, sottolineano il profilo emotivo dei lavoratori di ciascun impiego.
Inoltre, si applicano strumenti di valutazione della soddisfazione degli impiegati che permettano all’ente di conoscere lo stato attuale dei lavotatori, come si sentono sul posto di lavoro e l’impegno che hanno investito nell’organizzazione. Queste risorse che l’intelligenza emotiva apporta alle organizzazioni resultano la base per generare ambieni lavorativi sani e adeguati, migliorando le condizioni lavorative, le relazioni interpersonali e il rendimento in generale.
Alcuni vantaggi dell’intelligenza emotiva nelle organizzazioni:
- Il controllo delle emozioni e la condotta sono fondamentali per lo sviluppo delle organizzazioni e per i loro obiettivi.
- Contare su un adeguato sviluppo dell’intelligenza emotiva è il primo passo per il raggiungimento di una buona performance lavorativa e/o di un buon lavoro di squadra
- Si rafforza una cultura organizzativa.
- Si distinguono i veri leader, coloro che possono promuovere un cambiamento.
- Permette di ridurre i conflitti nella relazione tra capo e impiegato tramite l’apertura alla comunicazione in un ambiente in cui le idee e le emozioni vengono apprezzate, il che incentiva alla motivazione e all’impegno.
- Riduce i casi di abbondono dei posti di lavoro da parte di quei lavoratori che non si sentono apprezzati professionalmente e personalmente.
Tuttavia, ciò non significa che l’intelligenza emotiva in sè possa garantire il successo del contesto lavorativo. Contare sulle competenze non significa saperle usare; per esempio, una persona la cui voce presenta un gran registro di note musicali, ma che non ha mai seguito una lezione di canto, per quanto possa dimostrare le sue abilità canore, senza una formazione quasi sicuramente non raggiungerà il successo come cantante.
Le emozioni presentano un alto profitto nelle grandi aziende principali, ma sembra che siano poco riconosciute ed apprezzare nelle organizzazioni di minore entità. Qual’è la tua opinione a riguardo?