Cos’è la riserva cognitiva?

Se due persone soffrissero un ictus cerebrale della stessa intensità e nella stessa posizione, risulterebbe logico pensare che gli effetti sulle loro funzioni mentali  abbiano la stessa gravità. Tuttavia, non è sempre cosi. Da cosa dipende?

Il concetto di riserva cognitiva nasce con l’obiettivo di spiegare perchè alcune persone della stessa età non presentano gli stessi sintomi e gli stessi danni cognitivi. Può, quindi, essere definita come:

La capacità di attivare reti neuronali alternative nel caso in cui esista una domanda crescente; per esempio, nel caso del deterioramento provocato dalla vecchiaia o la presenza di malattie come l’Alzheimer, fa in modo che i sintomi di queste malattie o processi siano meno invasivi.

Il fatto che la riserva cognitiva abbia un substrato biologico basato su caratteristiche cerebrali innate come la dimensione del cervello, il numero e la densità neuronale e un substrato acquisito (che dipende dall’ambiente e dalle abilità della persona) ci permette di distinguere due tipi di riserva cognitiva: attiva e passiva.

Riserva passiva

Conosciuta anche come riserva cerebrale. È definita come la dimensione fisica del cervello: il numero di neuroni nel cervello. Alcune ricerche hanno dimostrato che le persone con un cervello più grande, con più neuroni o più sinapsi risulterebbero più resistenti ai danni, poichè possiedono una dimensione maggiore del cervello che ne permette il funzionamento adeguato anche in caso di lesioni cerebrali. Si utilizza il termine “passivo” per l’impossibilità di cambiare la dimensione del nostro cervello.

Riserva attiva

O semplicemente riserva cognitiva. Si riferisce alla capacità cerebrale di compensare i cambiamenti nelle struttue cerebrali, dovuti all’età o a una determinata patologia.

La riserva attiva eviterebbe che la capacità di funzionamento cerebrale diminuisca e che le persone anziane o con danni cerebrali, presentino un funzionamento cognitivo migliore del previsto, dal momento che le loro reti neuronali sono capaci di azionare processi compensatori.

riserva cognitiva

La riserva cognitiva previene, quindi, malattie neurodegenerative come l’Alzheimer o la demenza senile?

Se da un lato nessuno studio abbia dimostrato con certezza che la riserva cognitiva possa prevenire l’apparizione e lo sviluppo di malattie neurogenerative, dall’altro è stata dimostrata la capacità della riserva cognitiva nel ritardarne i sintomi. Vale a dire,  un’alta riserva cognitiva non previene il processo neurodegenerativo, ma è in grado di proteggere l’apparizione dei sinomi.

In questo modo, il cervello con una maggiore riserva cognitiva è in grado di ritardare l’apparizione dei sintomi associati alla demenza, ma non di eliminarli. Non essendo legata, quindi, alla malattia in sè ma ai sintomi, nei soggetti con una maggiore riserva cognitiva trascorrerà più tempo prima dell’apparizione di questi. Nonostante ciò, quando appaiono i primi sintomi di demenza, questi risultano molti più intensi, in quanto il cervello arriva ad un punto nel quale non potrà più sostenere i danni.

Gli studi hanno dimostrato che i fattori relazionati a una maggiore riserva cognitiva si possono riscontrare in quelle persone con un maggior livello di studio, una vita lavorativa attiva e una maggiore propensione alla diversione e alla partecipazione ad attività stimolanti. Questi fattori, d’altra parte, si trovano direttamente legati alle condizioni socioeconomiche; risulta, pertanto, difficile differenziare il livello di influenza per ciascuno di essi.